Sveglia al solito orario, ci si prepara cercando di fare meno caos possibile dato che alcuni pellegrini non avevano intenzione di avere i nostri stessi orari. Scendiamo per la colazione ma la festa del giorno prima è finita. Il bar ovviamente alle 6:00 è chiuso quindi facciamo colazione nel corridoio attrezzato con: frutta, qualche brioches confezionata e un microonde dove poter scaldare tè o caffè solubile. Una volta pronti si parte per godersi un’altra bellissima alba strada facendo.
Le temperature la mattina iniziano a scendere parecchio, la modalità vestirsi a cipolla regna! Ci fermeremo pochi km dopo per una colazione più consistente in un bar, ma non ho fame quindi opto per una semplice spremuta nonostante il ben di Dio in vetrina. Sarei tentata per un panino da portar via visto quanto sono invitanti ma a quanto dicono oggi di paesini ne passeremo diversi e il rischio di non mangiare non dovrebbe esserci.

Oggi mi avvierò verso quello che viene considerato uno dei luoghi più solitari e immersi nella natura di tutto il Cammino.
Sarà, ma ad oggi, che il Cammino l’ho vissuto per intero arrivando fino all’oceano, posso dire che dal primo all’ultimo giorno, di contesti così ce ne sono da riempirsi occhi, cuore e anima!
Durante la giornata incontrerò diversi contesti naturali e tipi di strade differenti rendendo il tutto meno monotono rispetto a ieri. Si parte la mattina con un tratto pianeggiante fatto di strade bianche in mezzo alla natura e si prosegue così, tra qualche piccolo paesino e un altro fino ad arrivare a Villafranca Montes de Oca, rinomata nel Medioevo per l’accoglienza verso i pellegrini. Qui saluto l’ambientazione a cui mi ero abituata per tornare a vedere zone di bosco fitto, tanto da essere quasi inquietante, strade di sassi e terra rossa, ampie e bellissime, frequentate anche da ciclisti che si divertono in questo parco giochi naturale. E si iniza a salire!
Ci avviamo verso i Montes de Oca che arrivano intorno ai 1.200mt. accompagnati da un’aria fresca che non ci lascerà per tutto il giorno. Prendete la salita con parsimonia perché si farà sentire, soprattutto dopo giorni di piana! A tratti il vento freddo diventerà anche fastidioso per me che ci vado poco d’accordo, anche se bisogna ammettere che ha un fascino tutto suo! A quanto pare questa zona è proprio rinomata per essere sempre caratterizzata da questa ventilazione anche durante il periodo estivo.
Un tempo i Montes de Oca mettevano un pò di timore ai passanti per la presenza lupi ed altri pericoli naturali, ma soprattutto per i briganti pronti a fare razzie. Leggenda narra che fu una “bruja” (una strega), ad allontanare i malintenzionati.
Giunti in alto troveremo un monumento dedicato ai caduti durante la guerra civile spagnola e una fossa comune con 30 combattenti repubblicani che vennero fucilati e seppelliti dai soldati di Francisco Franco nel 1936. Verranno ritrovati solo nel 2001 duranti gli scavi di ampliamento della strada.
Inevitabile la sosta.
Arriviamo all’Alto della Predaja dove si trova la Fuente de Mojapan. Un cartello segnala la non potabilità dell’acqua ma la gente del posto assicura che è un’ottima fonte dove rifocillarsi. Sta a voi la scelta, io personalmente ho preferito evitare visto che di acqua ne avevo! Qui il tratto diventa più dolce e siamo anche in quella che è la “Sierra de la Demanda”.
Dopo circa 12km di sentieri, boschi, salite e discese arrivo a San Juan de Ortega, ritrovare un centro abitato dopo tanti km di natura fa sempre un certo effetto; chissà un tempo com’era! Questo luogo deve il suo nome a San Juan che insieme a Santo Domingo ha dedicato la sua vita alla costruzione di ponti ed adattamenti per la via jacopea. Si ritirò in questo luogo dopo un pellegrinaggio in Terra Santa proprio per aiutare i pellegrini che arrivavano dai Montes de Oca e costruì una cappella dedicata a San Nicola. Con il tempo ne nacque la comunità attuale. Quando San Juan morì fu sepolto nella chiesa romanica che stava facendo costruire e che fu comunque portata a termine rendendo possibile ciò che ora vediamo.
Oggi questo luogo è diventato famoso per quello che viene riconosciuto come “Il miracolo della luce“. Alle 17:00, durante gli equinozi, quando il giorno e la notte, simboli del bene e del male, hanno la stessa durata, un raggio di sole che passa attraverso le finestre colpisce uno dei bassorielivi che rappresentano in sequenza: Annunciazione, Nascita, Epifania e l’annuncio ai pastori di Gesù.
Particolarità: la Vergine non è rivolta come al solito verso l’Angelo ma il suo sguardo è rivolto verso il raggio di sole.
Sono quasi le 12:00, ne approfittiamo per pranzare ma non siamo fortunati! La cucina dell’unico posto aperto in questo luogo deserto, apre alle 13:00. Non resta che sedersi prendere da bere ed accontentarsi di quel che c’è.
E mentre gli altri acquistano patatine in sacchetto e frutta io decido di liberare lo zaino e mangiare quello che ho con me: dei cracker che ormai vagano li dentro da una settimana e sono tornati ad essere farina, l’arancia presa in albergue la mattina prima di partire e un caffè americano! Va bene così!
Se ne avrete voglia, o necessità, potrete sostare qui data la presenza di un albergue per pellegrini!
Dopo una breve sosta al sole per rigenerarsi è ora di riprendere la strada ma in tutta questa meraviglia naturale i miei piedi sono quelli meno felici. Un pò doloranti per la stanchezza generale ma soprattutto per la mia prima vescicola sotto a un dito che mi crea qualche fastidio. Ma viste le condizioni di alcuni miei compagni di viaggio non me la sento di lamentarmi!
Da San Juan de Ortega verso Burgos ci sono due possibilità. Una volta raggiunto il bivio con la croce di legno potrete seguire la via per Santovenia de Oca e proseguire lungo la statale diretti fino a Burgos attraversando diversi paesi ma si tratta di una via lunga e con pochi servizi. Oppure quello che abbiamo fatto noi, proseguire dritti per intraprendere la strada battuta in discesa che porta tra boschi e campi fino ad Agés così da percorrere quella che è la via storica.
L’acquisto di frutta secca fatto la mattina mi ha salvato da uno svenimento durante il pomeriggio. Forse un calo di zuccheri, forse semplice stanchezza, non saprei direi, ma trovarsi nel bel mezzo di un meraviglioso nulla con la pressione che precipita non è simpatico; per fortuna ci sono le scorte salva vita!
Arriveremo ad Atapuerca percorrendo un ultimo tratto finale di strada su asfalto; e la meta di oggi è raggiunta!
Chiamata “l’isola nell’oceano del tempo”, perché qui si trova il più grande sito preisotrico della Spagna, e dicono anche d’Europa; si parla del ritrovamento delle tracce umane più antiche del mondo. Una zona collinare ricca di grotte e cavità in cui si nasconde la storia e dove dal 2001, alcune di queste aree, sono state aperte al pubblico. Sarò onesta, non gli ho dedicato del tempo, l’idea di camminare ancora con i piedi così doloranti mi ha fatto scegliere di andare dritta verso l’albergue. Il giorno in cui ripercorrerò il Cammino in moto avrò sicuramente modo e tempo per fargli visita.
Arriviamo ad Atapuerca che alcuni del gruppo decidono di proseguire e così ci dividiamo. L’idea di togliere km alla meta di domani è allettante ma i piedi iniziano a fare davvero male e non vorrei tirare troppo la corda. Abbiamo comunque margine per arrivare ad un buon orario a Burgos l’indomani!
Raggiungiamo il grazioso Albergue Atapuerca con un bel giardino dove rilassarsi, cosa che il cane dei proprietari stava già facendo! Una volta fatte le registrazioni prendiamo i posti a noi assegnati. Scarpe e racchette vengono lasciate fuori, chissà domani mattina come saranno gelate!. Il contesto si divide in due prefabbricati al cui interno si trova una piccola cucina attrezzata, zona lavanderia, bagni e camere. Quest’ultime non sono enormi, 5 posti letto, quindi ce ne viene assegnata una tutta per noi donzelle!
Visto l’orario decidiamo di mangiare qualcosa alla Cantina de Atapuerca, un piccolo ristorante a pochi passo dall’albergue. La presenza di persone locali da fiducia al luogo così entriamo per capire cosa c’è a disposizione e…c’è di tutto! Dai panini a piatti caldi e insalate, tutto quello che può dare conforto in base alle necessità. Prendiamo posto fuori al sole dove oltre alle persone ci fa compagnia una colonia di gatti pronta a farsi passare qualcosa sotto il tavolo e non solo visto che qualcuno decide di servirsi da solo!
Torniamo in albergue per dedicarci alle solite sistemazioni tra: preparazione letto, doccia, bucato e un riposino in giardino; vuoi non approfittarne?
A quel punto la domanda nasce spontanea: cosa facciamo per cena? Torniamo alla cantina? Mangiamo qualcosa qui visto che la cucina c’è? Chiediamo ad altri pellegrini quali sono le loro intenzioni e tutti decidono di arrangiarsi in loco con quello che hanno.
Proponiamo allora di mangiare tutti insieme, perché non approfittarne quando è possibile?
Alcuni dei pellegrini che già avevamo conosciuto strada facendo decidono di non aggregarsi a noi, si vede che gli stiamo poco simpatici!
In compenso si aggregano nuove persone, sarà stato il giro di voci sul fatto che c’erano degli italiani a fare la pasta in albergue!
Parte un’armata in direzione dell’unico alimentari presente vicino alla struttura che ha subito una orda di pellegrini in cerca di cibo non solo per la cena ma anche per la colaizone del giorno dopo e qualcosa da portarsi dietro perché già che sono qui è bene approfittarne!
La cena sarà a base di pasta al pomodoro e tonno, insalata di pomodori e cipolle, pane, frutta e varie ed eventuali!
Mentre per la colazione baguette come se non ci fosse un domani, burro e marmellate e via! Se avanza qualcosa lasceremo a chi verrà!
In poco tempo quella piccola cucina si riempie di persone pronte a cucinare, ognuno fa il suo e qualcuno si aggrega durante la preparazione incuriosito da quanto succede, portando a tavola quello che aveva preso per sé!
Italiani, spagnoli, brasiliani e un israeliano; c’è posto per tutti!
Ad un certo punto nella pasta ci finisce anche un avocado, influenze culinarie!
E’ stata proprio una bella serata di condivisione ma sopratutto di risate nel preparare una pasta all’estero che è davvero un’impresa titanica!
E che per la cronaca era terribile! O almeno lo era per noi ma non per il resto del mondo! La pasta spagnola scuoce in mezzo secondo! Questi sono tra i momenti più belli del mio viaggio, i pasti condivisi con chiunque avesse voglia semplicemente di mangiare insieme; in un locale ma anche così mettendo ognuno un qualcosa, anche solo un pezzo di pane.
Dopo cena ci ritiriamo in camera dove faremo un pediluvio con acqua e sale per aiutare un pò i nostri poveri piedi, qualche medicazione, la preparazione delle cose per il giorno dopo e si sono fatte le 22:00 è ora di dormire.
A presto,
Deb!
Che belli i tuoi racconti sul Cammino, tra l’altro questo l’ho letto dopo aver camminato proprio oggi circa 26 km per un trekking, (tra l’altro senza essermi portata niente da mangiare), quindi mi sono sentita molto partecipe!
Ti ringrazio Marina! E complimenti per la camminata!
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