La notte è trascorsa tranquilla al caldo nonostante la situazione ambigua!
Ci prepariamo per percorrere solo 20km, sì oggi vogliamo stare in relax.
Sono le 07:30 è ancora buio e fa parecchio freddo. Per i motivi di cui ti ho già parlato nell’articolo precedente, la colazione non fa parte di questo inizio giornata, ci penseremo strada facendo!
Le dita sono intorpidite dal freddo, ci si scalda camminando e piano piano riprendono sensibilità, nel mentre mi godo l’alba, un’altra alba, mai viste così tante in vita mai ed è pazzesco come non ci si stanchi mai di certi momenti.
Ci fermiamo all’Abergue e Centro del turismo rural “El Caminante“, insieme a tutti gli altri pellegrini in cerca di un luogo dove fare colazione 😆Un bel caffè in tazza grande e una fetta di torta al limone che a quanto mi viene detto è senza latte!
Un luogo davvero grazioso con un cortile interno su cui affacciano le stanze dell’albergue!
Rabanal del Camino, un piccolo paese di circa 100 abitanti che nonostante le sue dimensioni ha quattro albergues su cui potrai fare affidamento.
Questo luogo a suo tempo è stato presidio dei Templari che avevano il compito di proteggere i pellegrini, citato anche nel Codex Calixtinus, si dice che di qui passò anche Carlo Magno. Di questo luogo rimangono le costruzioni tipiche in pietra che rendono tutto suggestivo.
Proseguiamo fiancheggiando la strada asfaltata e la zone di caccia da cui si sentono parecchi spari che non sembrano nemmeno così lontani…tutto ciò non mi tranquillizza!😅
Oggi sarò circondata dai Montes de León, con inizialmente salite che portano a quelli che sono i punti più alti del Cammino (alcune vette superano addirittura i Pirenei), e a seguire altrettanto stancanti discese! Come quella che mi porterà nella conca di Ponferrada!
Intorno un evidente cambiamento dell’ambiente rispetto a quello di pochi giorni fa.
I boschi si fanno più fitti e dopo distese immense di campi e strade piatte è come tornare all’inizio del cammino!
L’unica cosa che non capisco sono il numero spropositato di croci create con dei legnetti incrociati, sono davvero tantissime tanto da creare una situazione quasi inquietante nel silenzio del bosco.

Una sosta veloce per pranzare con un panino per riprendere subito il cammino da un sentiero all’altro. Qui non solo mi rendo conto che non ne posso più di mangiare uova 🤪 ma la vista di certe strade mi ricordano quanto mi piacerebbe ripercorrere questi tratti in moto, sono meravigliosi!
Asfalto perfetto, curve morbide circondate da tutta questa bellissima natura!
Tra un tratto e l’altro incontriamo un grande camper da deserto, bellissimo! Sono troppo curiosa per ignorarlo, ci avviciniamo e scopriamo che i viaggiatori al suo interno sono due giovani genitori con figli che viaggiano così…ed è subito amore! Ci salutiamo e riprendiamo la nostra strada!
Arriviamo a Foncebadón, oggi un paesino diroccato e semiabbandonato, un tempo un importante punto di riferimento per i pellegrini che salivano al Monte Irago. Oggi sono presenti pochi albergues con annesse attività che cercano di ridare vita a questo luogo.
Peccato che questa doveva essere la nostra meta e dove pensavamo di trovare già la “Cruz de Hierro” , invece nulla!
Pensiamo: “poco male, il nostro incontro con uno dei punti di riferimento del Cammino lo rimandiamo a domani”.
Così ci guardiamo un pò intorno, prendiamo posto a un tavolino di un bar dove altri pellegrini stanno bevendo qualcosa e chiediamo se è possibile dormire lì. A malincuore scopriamo che questo albergue ha già terminato la sua stagione e che al momento è possibile usufruire solo del bar.
Ci spostiamo verso gli altri albergue per scoprire che o sono già chiusi o sono al completo.
E adesso?
E adesso i nostri piani di percorrere solo 20km svaniscono nel nulla perché qui in mezzo ai monti non abbiamo altra possibilità che continuare per almeno altri 10km. 😢
Riprendiamo a camminare, o meglio a salire!
La vista non ha fine, davanti a noi l’infinito. La natura spazia a 360°, se ti volti a guardare indietro fin dove la vista lo permette è inevitabile pensare: io arrivo da là!
E’ emozionante perché non mi rendo conto effettivamente di quanti km ho già percorso!
Ci si sposta un pò dalla strada asfaltata per passare ai campi, ai sentieri e poi di nuovo l’asfalto, tra le mucche al pascolo tra cui a volte ti devi fare spazio! Si continua a salire ma della croce ancora nulla, ma dov’è?!
Continuando a camminare ad un certo punto curva dopo curva, dopo circa mezz’ora di cammino, la si vede sbucare! Eccola!
Siamo nel punto più alto del Cammino francese, a 1504 m.s.l.m.
Vado incontro alla “Cruz de Hierro” sul Monte Irago in quello che, pare, sia il luogo in cui un tempo sorgeva un altare dedicato a Mercurio!
Qui non è più una questione di religione, di credo ma di quello che per ogni pellegrino diventa quel simbolo, quel momento.
Un palo di legno alto 5 mt con in cima una piccola croce di ferro, si pensa eretta dall’eremita Gaucelmo nel 1100 d.C.
Quella presente oggi è una copia, se vuoi vedere l’originale devi recarti al museo di Astorga!
Forse l’unica cosa secondo me discutibile è vederla sul ciglio della strada.
Me l’aspettavo in un altro contesto, più isolato ed intimo, invece un via vai di auto e moto tolgono un pò di magia.
Ma ci ho badato per poco, ero troppo immersa nel mio momento.
Con le mie tre pietre con cui sono partita da casa e l’intento di lasciarle lì, ai suoi piedi, insieme alle migliaia di pietre lasciate dai pellegrini nel corso dei secoli.
Non si può non pensare al fatto che ogni singolo sasso riposto lì è un pensiero di una persona, un peso nel cuore che qualcuno ha voluto lasciar andare.
Tradizione vuole che i pellegrini partino da casa con una (o più pietre), la cui grandezza e tipologia non ha importanza, ciò che conta è quel che simboleggia, ovvero un peso nell’anima.
Una volta raggiunto questo luogo, le pietre vengono lasciate ai piedi della croce, dopo averci percorso insieme km, fatiche e dolori.
Preghiera alla Cruz de Hierro:
O Signore, possa questa pietra, simbolo dei miei sacrifici lungo il cammino, che io depongo ai piedi della croce del Salvatore, aggiungersi alle mie buone azioni nel giorno in cui le azioni compiute in questa vita verranno giudicate.
Così sia.
Amen.
Per alcuni questo luogo rappresenta molto, per altri è solo una montagna di sassi. Nel secondo caso questo porta alcuni a sentirsi in diritto di liberarsi di qualsiasi cianfrusaglia creando una raccolta di immondizia che qualche anima pia si ritrova a dover pulire.
Dopo un tempo non quantificabile prendiamo coraggio e riprendiamo il nostro cammino. Mi volto indietro ad ogni passo finché la croce non sparisce dalla mia vista. Più che quella croce mi pesava lasciare quei tre sassi e ciò che rappresentavano. Era come lasciare una parte di me seduta lì per terra ed andare avanti guardando quell’immagine sfocare sempre più.
Una volta lasciato questo luogo ci si dirige verso Manjarín dove un tempo era presente un rifugio di ispirazione templare, oggi abbandonato perché Tomas Martinez, che lo gestiva, si è ritirato e nessuno pare abbia preso il suo posto; peccato.
Da qui mancano esattamente 222km a Santiago!

Una volta tornata completamente nella natura mi rendo conto che in lontananza il tempo peggiora. Oddio non so ancora quanti km mancano prima di raggiungere il prossimo paese e il cielo sta diventando sempre più grigio.
Ci manca solo di trovarci al buio in mezzo al nulla con il brutto tempo eppure lungo questo viaggio devi essere pronto a tutto.
E’ un continuo sali e scendi nella regione del Bierzo e in lontananza non si vede l’ombra di un paese.
Inizia a piovigginare, ecco ci mancava, i sentieri di sassi diventano scivolosi e per M. con i sandali e i suoi piedi non è il massimo.
Onestamente inizio ad essere anche io parecchio stanca, vado avanti perché non c’è possibilità di scelta ma i dolori ai piedi ed alle gambe sono estenuanti.
Manca poco alle 19:00 e dopo circa 31km arriviamo, finalmente, a El Acebo, un grazioso paesino con case in pietra e tetti in ardesia.
Pensa che un tempo, gli abitanti di questo luogo, furono esonerati dal pagamento delle tasse del Re in cambio del loro contributo nella collocazione di 800 picchetti con lo scopo di delineare il percorso ai pellegrini.
Non siamo molto positive visto che non c’è in giro anima viva.
Poi lui…un ostello.
Non ci importa di nulla, poteva anche essere una stalla, l’importante era avere un posto al riparo dove dormire. Siamo al “Mesón El Acebo” e no non ho scritto il nome in modo errato!
Mesón possiamo tradurlo dallo spagnolo come: locanda, osteria.
Una volta entrate ci rendiamo conto che il 90% dei pellegrini che erano in viaggio si sono fermati qui, dire che era colmo è dire poco!
Ci mettiamo un attimo ad essere considerate, per fortuna c’è posto e una volta fatte le opportune registrazione possiamo sistemarci.
La nostra camerata sembra un covo di adolescenti in gita, in realtà la maggior parte di loro sono dei tedeschi in età da pensione che si spostano a piedi facendo portare gli zaini da un pullman con gruppo organizzato.
Un caos del genere non lo ricordavo nemmeno a Roncisvalle con tre piani di camerate da 100 posti letto ciascuno!
Oltre a loro un francese, che dorme nel posto letto sotto il mio e che continua a lamentarsi per il troppo rumore per poi addormentarsi e russare come un trattore 🫤
Purtroppo non possiamo lavare i panni perché è troppo tardi per il servizio lavanderia, sono anche troppo stanca per arrabbiarmi; com’è possibile che alle 20 sia tardi per lavare dei panni?!
Non importa, ci penseremo l’indomani, l’unico “problema” è che dovremo rimetterci i vestiti sporchi perché non abbiamo nulla di pulito e il tempo non permette di lavare a mano sperando asciughino per tempo.
Arriva l’ora di cena e per soggiornare in questo luogo chiedono 10€ a notte più 12€ per la cena che speravo mi scaldasse un pò, invece ho mangiato una minestra quasi fredda, così come il riso con le verdure. Mentre M. ha preso del pollo che non era nemmeno ben cotto. Oggi non è giornata!
Meglio andare a dormire!
Sicuramente una giornata provante da un punto di vista fisico ma anche emotivamente, una di quelle giornate lungo il Cammino che smuovono qualcosa dentro.
Ancora oggi scrivendo queste parole mi emoziono, rivivo quei momenti come se fossero successi oggi!
Domani ci attende Ponferrada.
A presto,
Deb!
Dal tuo racconto così dettagliato è come rivivere il tuo cammino anche se immagino che in certi momenti debba essere davvero dura, soprattutto quando ci sono inconvenienti. Un’esperienza che forma, indubbiamente.
Ti ringrazio per il tuo commento! Sapere di riuscire a trasmettere e coinvolgere chi legge di questa esperienza è per me davvero importante, grazie!
Complimenti ! mi piace camminare e lo faccio ogni giorno ma non sono sicura che potrei fare tutta questa strada, sono curiosa e seguirò il resto del tuo cammino …
Ciao! Ti ringrazio!🙏😊
Bellissima pagina di un viaggio che dev’essere stato ancora più emozionante di ciò che traspare nelle tue parole. Posso dirti che mi sembrava di essere con te, camminando al tuo fianco e godendo della bellezza che ti circondava.
Sei davvero tanto gentile!
Grazie di cuore!
Wow che bello questo articolo! Mi piacerebbe tantissimo poter camminare a lungo mancinando km su km!
Magari un giorno lo farai! Chi lo sa!
Dovresti scrivere un libro con i tuoi racconti, sembra di vivere il cammino con te, tra gioie e difficoltà. Complimenti!
Grazie mille, è bellissimo quello che mi hai scritto🤗
Montagne e cammino davvero spettacolare quello che porta verso la Cruz de Hierro in andata ritorno. Rifaresti tutte le tappe del cammino?
Mi piacerebbe ripercorrerlo in moto! Un altro tipo di viaggio con altri punti di vista che comunque sicuramente meritano!